Elena Mandolini: “Il signore dei racconti”, la scrittura, il cinema, due passioni per un sogno

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Once upon a time… c’era una ragazza che voleva fare l’attrice. Ma poi, un’altra passione ha preso il sopravvento: quella della scrittura. E così, Elena Mandolini, romana, “damsiana” doc, ha preso in mano la penna per tracciare itinerari narrativi che sono sfociati nel suo lavoro d’esordio, Il Signore dei Racconti. Una vicenda fantastica in cui si dipanano scenari in 3 D, un po’ come avviene al cinema. Segno che le passioni, piuttosto che perdersi, si trasformano…  Ma andiamo a conoscere questa giovane autrice e la sua opera che, oltre a essere arrivata insemifinale al concorso Il mio esordio- La Feltrinelli 2013, sta ottenendo diversi consensi tra critici e lettori.

Elena, raccontaci qualcosa di te, delle tue passioni, in particolare di quella per la scrittura (com’è nata e come si è evoluta nel tempo).

La scrittura si è sempre accompagnata nella mia vita a un’altra grande passione: il cinema. Fin da piccola sono sempre rimasta affascinata dai film e dalle star hollywoodiane. All’inizio pensavo che sarei diventata un’attrice, ma poi, come spesso accade nella vita, ho cambiato idea. Mi sono resa conto che il cinema era parte di me, ma che avrei preferito lavorare dietro la macchina da presa anziché davanti. La scrittura era ciò che mi affascinava di più, quindi, dopo la laurea DAMS ho seguito un Master in Sceneggiatura per cinema e tv. Col tempo ho imparato a coltivare e incanalare la mia fantasia attraverso la scrittura creativa e la critica cinematografica, lavoro che continuo a fare tutt’oggi. In molti che hanno già letto Il Signore dei Racconti, mi hanno detto che è molto cinematografico: non potevano farmi complimento migliore. Ho sempre avuto una forte immaginazione e mi ha sempre divertito molto scrivere brevi storie o riscrivere scene di film che non mi avevano entusiasmato oppure aggiungendone di nuove. Erano come flash, brevi immagini, a cui poi mi divertivo a dare voce. Ovviamente nella mia vita c’è anche la lettura. Adoro i libri e, come ogni amante della lettura, amo il loro odore e sfogliarli tra le mani. Inoltre credo fermamente che uno scrittore debba sempre leggere molto. Leggo ogni volta che posso, prima di addormentarmi, in pausa pranzo, ogni momento è prezioso! Ho persino un elenco di libri che vorrei leggere nella mia vita. Una lista che si allunga sempre più…

Quando e come nasce questo romanzo?

Questo romanzo in realtà nasce in due momenti differenti. L’idea è nata con un sogno, anzi, un incubo fatto anni fa, in cui ho visto un essere che, a prima vista, poteva sembrare umano, ma in realtà era un mostro dal vago aspetto umanoide. Alto diversi metri, magro e glabro scriveva freneticamente su di una pergamena. Ricordo che mi ero svegliata con un poco di angoscia, ma anche con curiosità. Cosa scriveva questo essere con tanta attenzione? Che cosa mi voleva dire? Da lì è nata l’idea di un racconto su questo misterioso Signore. Poi, nell’estate dello scorso anno, ho visto su internet il concorso de Il mio esordio – La Feltrinelli e ho pensato che sarebbe stata una bella sfida parteciparvi. Purtroppo la scadenza sarebbe stata da lì a un mese e non avevo un romanzo pronto da consegnare e allora il mio compagno, al quale la storia era piaciuta molto, mi consigliò di modificare il racconto e di farne un romanzo breve e tentare la partecipazione. Così è andata. In un mese ho rimesso mano all’idea, ho sviluppato plot e personaggi e ho partecipato al concorso arrivando in semifinale. È stata una bella sfida, che ricordo con molto piacere.

il signore dei racconti

Chi sono i personaggi principali?

Giulio è il mio protagonista che, all’inizio del romanzo, sta per terminare le medie. Lo incontriamo in una fase critica della sua vita, in quanto non riesce a farsi rispettare dai compagni di classe e molte insegnanti lo ritengono un incapace. Come se non bastasse, non riesce nello sport e fatica a terminare una semplice corsa. L’unica materia in cui riesce alla perfezione è l’italiano, ma nonostante questo, non riesce a scrollarsi di dosso l’idea che stia deludendo i suoi genitori che, comunque, lo amano incondizionatamente. Giulio è un introverso, con un mondo immenso dentro di sé, ma che non riesce a far fuoriuscire. Non vuole essere un cattivo ragazzo, ma le derisioni dei compagni lo portano a fare pensieri non sempre positivi. Accanto a Giulio c’è Carlo, bravo nello sport, giovane promessa del rugby e già corteggiato dalle compagne di classe; è il suo migliore amico e lo difende a spada tratta ogni volta che gli è possibile. Il loro rapporto, però, è destinato a cambiare…

Chi è il Signore dei Racconti?

È un Essere. Millenario e potente. Il suo compito è quello di descrivere le vite di tutti gli esseri umani della Terra. Per ogni uomo o donna ne descrive potenzialità e difetti e racconta i bivi delle loro esistenze, ma mai il percorso scelto: quello è nelle mani di ogni singola persona. Fisicamente è alto diversi metri è molto magro ed è glabro. I suoi occhi sono completamente bianchi, ma attenzione, perché può osservarvi ugualmente…

Quale ruolo ha il terremoto che, a un certo punto, cambia la vita del giovanissimo protagonista? Si tratta di un evento puramente fisico, o ha insito un significato simbolico?

Il terremoto è entrambe le cose. È sia un evento catastrofico che si abbatte su Roma e sulla vita di Giulio, ma che in realtà nasconde un significato importante. Lo si potrebbe definire una fragorosa risata che nasce dal cuore della Terra…

Dal punto di vista stilistico, come hai lavorato?

Prima di scrivere, seppur avevo già in mente la storia e soprattutto il finale, ho messo su carta la struttura del romanzo, come anche le schede dei personaggi. Solo in una seconda fase ho iniziato a scrivere la storia vera e propria. In realtà avevo in mente tutt’altro stile, molto più articolato e ricco, però, quando mi sono messa di fronte al pc è nato in maniera completamente diversa. Periodi brevi, semplici e veloci. In fondo il romanzo è raccontato in prima persona da Giulio ed è stato come entrare nella sua testa; mi piaceva e ho continuato. Ho seguito il mio istinto, come anche altri aspetti del romanzo.

Nella scrittura di questo lavoro, su cosa ti sei focalizzata e cosa, invece, hai voluto evitare?

Non volevo scrivere un romanzo puramente horror o splatter. I libri più belli – fantasy, horror, distopici o di altro genere – sono quelli che raccontano per metafore ciò che accade nel mondo o che, attraverso scenari fantastici, mostrano la realtà umana, con le sue pecche, pregi e difetti. Volevo che l’urban fantasy e l’horror diventassero una scusa per raccontare ambizioni, paure e fragilità tipiche dell’uomo e, in particolare, di un ragazzo delle medie. Volevo raccontare a cosa può portare la brama di potere…

Il titolo ne evoca altri “importanti”… Pensiamo a Il signore degli anelli o a Il signore delle mosche… è nato dopo molti ripensamenti o è stata una lampadina accesa in un attimo e senza indugi?

Una lampadina accesa, mentre parlavo con il mio compagno. Due o tre tentativi e poi è arrivato all’improvviso. Semplice e perfetto. Noi non ci stavamo neanche pensando a quei romanzi importanti. Solo in seguito ci sono saltati in mente gli altri titoli simili.

Che cosa significa per te avere scritto e pubblicato questo libro?

È un inizio. Per lo meno spero che lo sia. Lo vivo come un piccolo sassolino a cui vorrei aggiungerne altri, per fare una solida base su cui metterne altri ancora. Sento che sono agli inizi di un cammino che vorrei continuare a percorrere con umiltà. Nel mio piccolo sono emozionata, ma anche terrorizzata. Far leggere un’opera prima è come far leggere se stessi: piacerà o non piacerà? Saprà emozionare? Davvero una splendida paura.

Hai dei maestri o delle particolari fonti d’ispirazione?

Prima di tutto devo premettere una cosa. Colpa o merito, mia sorella (che ha nove anni più di me), ha sempre guardato film horror e, avendone paura, mi teneva con sé mentre li vedeva. È venuto da sé, quindi, che fin da piccola mi sia appassionata al genere horror. C’è un autore che mi viene in mente prima di tutti gli altri: Stephen King. La mia prima lettura, non quella scolastica, ma quella per mio piacere, è stata It. Comprato e letto che non avevo neanche dieci anni: un colpo di fulmine. Per un periodo finivo un suo romanzo e ne cominciavo un altro. Poi mi sono appassionata ad altri autori come Dan Simmons e Anne Rice. Anche il fumetto Dylan Dog ha avuto e continua ad avere la sua influenza nella mia scrittura, soprattutto gli albi degli anni novanta, in cui le storie erano l’una più spettacolare dell’altra. Nel cinema adoro tutto ciò che è favola nera, un esempio per tutti è il suggestivo Il labirinto del Fauno di Guillermo Del Toro, uno tra i miei registi preferiti accanto al sofisticato M. Night Shyamalan e il Tim Burton dei primi anni, quando ancora era agli inizi della sua carriera. Ricordo quanto mi ero divertita la prima volta che vidi da bambina Beetlejuice in prima tv. Mi ricordo, persino, che già dalla pubblicità mi attirava e mi incuriosiva molto, per cui convinsi i miei a registrarlo. Ancora oggi conservo quel vhs, anche se ormai è parecchio rovinato.

Elena,  sei già pronta ad aprire il cassetto per estrarne nuovi progetti? Ci puoi dare qualche anticipazione?

Idee ne ho tante, ma adesso sto già lavorando a una trilogia, urban fantasy e horror, che ho in mente da tempo. È un lavoro molto complesso e, proprio in questi giorni, sto lavorando alla struttura di ogni singolo libro e, contemporaneamente, a quella della storia cornice della trilogia, in modo che ogni plot si incastri alla perfezione. I personaggi ci sono tutti, come anche le creature che popolano questo mondo, il che mi stimola a proseguire. Poi ci sono un paio di idee che continuano a ronzarmi in testa e che ora sono solo dei racconti brevi, ma che credo meritino di essere sviluppati in romanzi: il primo è uno sci – fi distopico autoconclusivo, l’altro vorrei diventasse una serie steampunk fantasy e paranormal romance. Se solo avessi 36 ore al giorno….

Hai un sogno che vorresti realizzare?

In realtà sono due… Visto che sognare non costa niente.. Vorrei continuare a scrivere e pubblicare i miei romanzi per far sognare chiunque li legga e vorrei dirigere un magazine on line di cinema in cui, tra l’altro, mi piacerebbe aiutare aspiranti giornalisti nel percorso per diventare pubblicisti, perché in prima persona conosco bene quanto sia difficile questa strada. Mica male, no?

E, infine, Elena ci dice:

Grazie mille per questa bella intervista e per avermi dato la possibilità di farvi conoscere il mio Signore dei Racconti. Spero che possa catturarvi e ammaliarvi con le sue proposte. In oltre volevo ringraziare i miei i genitori per il sostegno che mi hanno dato, anche in un momento in cui tutti mi dicevano che dovevo mettere i piedi per terra e cominciare a pensare altri lavori più “concreti”. Per ultimo, ma non di certo per importanza, anche il mio compagno Alessandro, senza cui questo romanzo non sarebbe mai nato e senza cui io non sarei qui e non starei vivendo questa bellissima esperienza…

Articolo di Roberta de Tomi.

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2020-03-13T09:42:19+00:00

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